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mercoledì 8 maggio 2019

Recensione (la mia esperienza): "Più forte di ogni addio".

Avevo letto un post su FB, di Matteo Bussola, nel quale promuoveva questo libro.
"Più forte di ogni addio" è un romanzo scritto da Enrico Galiano. Non è il suo primo romanzo, ha scritto altre cose, ma io di lui non avevo letto nulla.

Mi sono fidata della buona parola di Bussola, perchè si insomma, di lui mi fido e nemmeno lo conosco. Devo dire che l'inizio è stato abbastanza interessante, poteva uscirne un buon romanzo, ma da metà circa, è diventato scontato e proprio un tipico young adult.
Sapevo già come sarebbe stata la fine (anche se mi è piaciuta), come si sarebbero svolti i fatti, non c'è stato niente che mi ha fatto dire WOW.

La scrittura non è male, un pò piena di frasi "tumblr" (o come si scrive), però non troppe e non eccessivamente mielose da "dedica sul diario".
Galiano racconta la storia di Nina e Michele. Michele, ragazzino di quasi 18 anni che da quando ne ha 13 ha perso la vista. Colpa di un incidente stradale in compagnia del padre, che gli ha sottratto oltre alla capacità di vedere, anche i sogni per il futuro.
Nina, ragazza quasi maggiorenne che incontra Michele sul treno diretto a scuola e dalla quale non riuscirà più ad allontanarsi, nel bene e nel male.
Le pagine volano poichè piene di dialoghi e capitoli veloci che rendono il libro scorrevole, anche se non velocissimo nei fatti, ma nemmeno qualcosa di interminabile.
La prima parte, diciamo fino a circa a pagina 180, l'ho apprezzata molto, poi l'autore ha fatto uno scivolone inutile, protraendo la storia per più del doppio di quello che doveva a mio avviso.
Avrebbe potuto finire il racconto molto prima, guadagnando su originalità e attenzione da parte del lettore.

Quello che mi è piaciuto è stato sicuramente il modo che ha avuto Galiano di affrontare il tema della disabilità come una ricchezza e non come una mancanza e per gran parte di quello che ho letto, mi sono venuti diversi quesiti rivolti verso me stessa, come: "e se succedesse a me, come reagirei? sarei in grado di andare avanti? affogherei nel buio per il resto dei miei giorni? la mia vita la riterrei finita?"

La vista è forse, tra i 5 sensi, quello a cui tengo di più in assoluto, probabilmente perchè mi lega ad un passato un pò scombussolato e un rapporto difficile con i miei occhi. Anche se nettamente diverso da quello che ha vissuto il nostro Michele.
Sicuramente l'autore ha le capacità di fare meglio di così secondo me, forse ci vorrà solo del tempo per arrivarci.
Questo libro lo consiglio ad un pubblico adolescente anche se per certi versi, in alcune parti, potrebbe essere un pò pericoloso per "menti deboli", passatemi il termine, rischiando di arrivare alla conclusione che se una persona non ti ama, l'unico gesto che può salvare la relazione è fare del male a se stessi.

Bisogna stare attenti ad usare le parole, in questo caso, le parole scritte. Non che io non abbia letto di peggio, anzi, però a tratti ho pensato che il racconto fosse troppo per un pubblico adolescente che già di per sè sta vivendo un momento difficile, sta provando a capire che posto nel mondo vuole occupare e non ha certo bisogno di farsi del male per stare meglio, o peggio ancora per conquistare una persona. La soluzione di: "faccio questa cosa, mi punisco, così la mia ragazza o il mio ragazzo, capisce che l'ho fatto per lei/lui, non funziona MAI".
Funziona invece, offrire il proprio amore per poi, nel caso vada male, togliere le tende e salutare.

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