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venerdì 8 febbraio 2019

IT, la paura dei clown e la valle perturbante

Sabato scorso ho visto IT, il nuovo remake del film uscito mi pare ormai due anni fa.

Partendo dal presupposto che non ho mai voluto vedere il film originale e tanto meno leggere il libro, poiché ho il terrore dei clown da sempre, anno scorso avevo tentato la lettura del romanzo, ma dopo un centinaio di pagine, non ce l'ho più fatta. Non per la paura, ma per la lunghezza di tutto il racconto, che sembrava non prendere mai il via. Che fatica!

Non so precisamente da dove derivi la mia paura del clown in generale, non me lo sono mai chiesta prima di questi ultimi anni. Dovrebbe essere una figura che fa ridere, divertire, a me mette il panico e inquietudine in generale. La stessa cosa mi succede con le bambole, per me terrorizzanti. Così ho fatto una ricerca ovviamente.

La paura della figura del clown ha un nome, ovvero COULROFOBIA, che è appunto il timore irrazionale ai pagliacci per il modo in cui il nostro cervello percepisce alcune espressioni facciali.
Essendo di fatto il clown, una persona, il nostro cervello registra i movimenti del volto quanto tali-reali- umani , ma incrocia il tutto con una rappresentazione (che dovrebbe essere divertente con naso a patata rosso, bocca grande, viso truccato in maniera importante) esagerata e fantasiosa. Questo insieme di umano e fantastico, per il nostro cervello, può essere percepito come un turbamento, quindi una paura sicuramente irrazionale, ma altrettanto reale.

Questo fenomeno di turbamento viene chiamato "Uncanny Valley" - o valle perturbante- denominato così da uno studioso di robotica degli anni 70 (Masahiro Mori) che fece una ricerca su alcuni campioni umani relazionati ad alcuni robot.
Si è registrato che più il robot esteticamente ed espressivamente assumeva sembianze umane (pur essendo informati che la figura davanti a loro era un automa), più le persone reagivano con senso di inquietudine, repulsione, turbamento. Da li il termine di valle perturbante. La valle perturbante è il punto nel quale, la percezione umana si avvicina maggiormente al riconoscimento del robot come un qualcosa di terreno e non di artificiale.

Si può concludere quindi che abbiamo paura del diverso, tanto quanto del troppo simile. Perché ad un certo punto la nostra percezione non rileva più, in maniera irrazionale e no, che cos'è reale e che cosa è finzione o artificiale. E qui si potrebbe aprire un dibattito sulla robotica che credo non finirebbe più, ma non era li che volevo arrivare.

Adesso ho capito come mai non  riesco ad entrare nella casa del terrore di Mirabilandia (per fare un esempio) perché in questo parco giochi, pagano delle persone, degli attori, per incutere terrore, quindi per rendere il tutto un po' più reale, dentro ad una casa stregata di finzione.

Tutto il film (come il libro credo, pur non avendolo letto) si basa sulle paure che abbiamo noi umani. In pratica la figura del clown è sempre presente come immagine finale di paura di finzione, ma prima di essere un clown, per ognuno dei protagonisti del film, è "la cosa" che  più al mondo gli spaventa. Per una ragazzina prende le sembianze del padre che la maltratta, per un ragazzino ipocondriaco, prende le sembianze di una persona ammalata gravemente ecc. ecc....

Seppure in alcuni punti, il film è stato il terrore per me, trovo che l'idea sia stata un geniale (e per quanto possa esserlo un film horror, gradevole) e che inevitabilmente toccherà la maggior parte degli individui che lo vedranno. Tutti noi abbiamo delle paure nascoste, e continueranno a farci tanta paura finché  non riusciremo a scindere quello che è reale e quello che no, e finché non impareremo ad affrontarle.

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