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giovedì 24 gennaio 2019

Il prossimo


La settimana scorsa, ho dovuto acquistare un Tablet per mio babbo, ne aveva necessità e non intendendosene, ha mandato me alla ricerca.

Ne avevo visti diversi, ho guardato caratteristiche, valutato prezzi, finchè ho deciso per un modello che avrei potuto acquistarlo sia on line (su Amazon), sia fisicamente (alla MediaWorld), comprandolo sempre dal sito, ma facendolo arrivare in negozio e pagandolo in contanti.

Ho fermato quello sul sito MediaWorld pensando che ormai non compro quasi più niente nei negozi fisici, e a parità di prezzo, anche se dovevo fare della strada, sarei comunque andata a prenderlo là, per dare un incasso al negozio e incrementare un pochino la vendita di un negozio fisico.
Contando che, con l'opzione Prime (che pago ogni mese 4.99), avrei potuto averlo il giorno dopo e a casa mia, ho scelto in ogni caso in negozio fisico.
Il tablet è arrivato fisicamente per il ritiro in negozio, 7 giorni dopo l'ordine. Nessun  problema, non avevo fretta, andava bene lo stesso.

Il caso ha voluto che il giorno di arrivo, è stato proprio il giorno in cui al lavoro ho fatto la giornata piena. Quella mattina sono partita da casa alle 6 e 50 come tutti i giorni, e alle 19 e 15 ero in strada per recarmi al negozio, finito il mio orario di servizio.

Premettendo che il negozio chiude alle 20, dal mio luogo di lavoro, ci ho messo 12 minuti in macchina ad arrivarci. Ho parcheggiato e alle 19 e 32 ero dentro, con già in mano i documenti per il ritiro e i soldi nell'altra.

So che da li a mezz'ora, il negozio avrebbe chiuso. So cosa vuol dire quando entra una persona negli ultimi 5 minuti prima di chiudere i battenti, e quindi ho voluto avere tutto in mano per fare il prima possibile sia per loro che per me, che dopo 12 ore, anche io avevo voglia di tornarmene a casa.

Infilato il piede in negozio, il commesso al banco mi guarda, gira gli occhi al cielo, soffia e mi dice con tono di voce alto e grosso: "sei un on line?"

Io mi guardo attorno, non capendo neppure se ce l'aveva con me gli risposto: "buona sera, sì, ho acquistato on line e devo ritirare se è questo che mi sta chiedendo".

All'interno del negozio c'ero io, il signore che stava servendo il commesso e un altro in fila con i fogli in mano e 3 commesse al banco.

Finisce di servire il signore davanti a me, continuando il discorso che aveva probabilmente cominciato prima che io entrassi. Diceva che quando un cliente entra verso la fine del  loro turno di lavoro, fà tardare la chiusura del negozio almeno di mezz'ora, e il signore lo interrompeva dicendo che stava venendo dal lavoro e quello era l'unico momento per riuscire a fare il ritiro.

In quell'istante  mi sono guardata riflessa nel vetro della vetrina.
Occhiaie sotto il mento, tuta sportiva, cose in mano, borsa in spalla, non un filo di trucco. Si vedeva che  non ero li per farmi un giro o rompere le scatole.

Finalmente tocca a me, il commesso mi chiede i documenti per il ritiro, gli dico che gli ho stampato tutto e che ho tutto nella cartellina che gli lascio volutamente tutta unita sul bancone. Questo sbuffa ma allo stesso tempo, con un finto sorriso, mi dice che sono brava ad avere stampato tutto.
Inizia a sghignazzare con le colleghe, dicendo che non trova l'ordine on line a quell'ora, gira su se stesso, apre un armadietto dietro di sé e tira fuori da li il tablet. Me lo sballa, fà la fotocopia della fattura, mi dice dove firmare, e mentre appoggio la penna sul foglio, gli allungo i soldi che volutamente conta a voce alta tra le colleghe.
A quel punto mi blocca, e mi chiede di chi è il nome del destinatario sulla fattura, sotto all'indirizzo del negozio.
Gli spiego che il tablet è di mio papà, ma che l'ordine l'ho fatto io on line, che la fattura come vede, porta i miei dati e che il ritiro lo sto facendo io, stavo già per tirare fuori il documento di identità quando gli dico: "senta, lei ha già i miei soldi in mano, se vuole darmi quel tablet bene, altrimenti io riprendo i miei soldi e la saluto e il suo tablet se lo tiene. E io lo compro altrove".

Il tono cambia immediatamente dicendomi che per questa volta passa, ma che per la prossima, servirà la delega. La tessera punti MediaWorld è intestata a mio papà, ovvio che compariva il suo nome sopra.

Dovevo comprare anche la cover, e la pellicola, avevo deciso di prendere tutto li.
Invece prendo il mio tablet, esco come una furia dal negozio e salgo in macchina alle 19 e 44.

La prossima volta non ci sarà bisogno della delega, perché non acquisterò più li, né fisicamente, né con ritiro on line.

La cover e la pellicola l'ho ordinata su Amazon, arrivo previsto a casa: DOMANI.  I corrieri mi lasciano tutto fuori dalla porta se non mi trovano, a volte mi scrivono anche un biglietto carino e me lo appiccicano sotto la maniglia.
Fanno una vitaccia, sempre di corsa, ma mai una volta che li ho trovati scocciati o che mi abbiano risposto male. La maggior parte sono giovani. Il commesso alla MediaWorld avrà avuto sui 45/50 anni, lavoro consigliato: LA FABBRICA o LA ZAPPA.

Io finisco di  lavorare tutti i giorni alle 13.30, tranne il martedì che appunto ho tutta la giornata.
Se entra qualcuno alle 13 e 26 minuti, lo tratto nella stessa maniera nella quale tratto le persone che entrano da me alle 7.30. Soprattutto se il loro abbigliamento è da lavoro. E se qualcuno che doveva venire a fare le cure alle 13, arriva alle 13.15, ma viene dal lavoro, io lo aspetto anche 15 minuti oltre il mio orario, perché non era a giocare e nemmeno a guardare in su, ma spesso sono persone che fanno i muratori e sono cotti dal sole, mangiano su un tetto nella loro pausa pranzo e hanno fatto i salti mortali per arrivare.

Non chiedetevi poi, come mai i negozi fisici, anche quelli aperti da decenni, chiudono!
Perché la risposta è spesso dietro ad un bancone, con un sorriso finto, dalle frasi maleducate e si chiama IL PROSSIMO.

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